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Breve storia della censura delle canzoni

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Nella serata di Fradae e Culture, organizzata dal Fogolâr Furlan mercoledì 26 settembre 2018, Gian Luigi Pezza ha tenuto una conferenza dal titolo Breve storia della censura delle canzoni. La censura nella musica in Italia è avvenuta per vari motivi, quando le canzoni si spingevano troppo nell’ambito del sesso, della religione e della politica.

 

Il taglio interveniva per difendere le orecchie degli italiani da ciò che si riteneva inascoltabile. Durante il periodo fascista, la scure arrivava per lo più per motivi politici.
Nel 1926 l’Ufficio di Censura ordinò di modificare alcuni versi de La leggenda del Piave che furono ritenuti inaccettabili per il buon nome della nuova Patria fascista. Furono eliminate espressioni come “tradimento” e “onta consumata a Caporetto”, riferite allo sfascio dell’esercito italiano nell’ottobre 1917. Nel 1935 la prima versione di Faccetta nera (di Micheli - Ruccione) scritta in romanesco, venne accusata di “incoraggiamento alla commistione delle razze” per via dei troppi apprezzamenti verso la “bella abissina”. Nel 1939 altra (presunta) “canzone della fronda”, ovvero quel genere di canzoni solo in apparenza innocenti che invece celavano la satira contro il regime e i suoi potenti, è il motivetto Maramao perché sei morto?, interpretata dal Trio Lescano con testo di Mario Panzeri. Il brano, uscito poco dopo la morte di Costanzo Ciano, venne considerato come dileggio nei confronti del gerarca livornese, consuocero di Mussolini. Nel 1942 si assistette all’immediata censura della canzone Il Tamburo della banda d’Affori, con testo ancora del Panzeri, a causa dei versi “550 pifferi” comandati dal “tamburo principal della banda d’Affori”. Al censore non sfuggì la sospetta coincidenza numerica con i 550 componenti la Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Nel 1943 il brano Lili Marleen, cantato dall'attrice Vivi Gioi, venne dapprima censurato nelle ultime due strofe (nelle quali un soldato dice alla sua amata che avrebbe preferito essere a casa con lei piuttosto che in guerra) e, successivamente, bandita in quanto accusata di “deprimere il morale dei combattenti”. Negli anni cinquanta-settanta oggetto di attenzione erano i contenuti ritenuti scandalosi secondo i costumi e il codice morale del periodo. Nel 1955 il brano La pansé di Pisano - Cioffi, interpretata da Renato Carosone, a causa dei suoi contenuti ammiccanti, venne bandito dalla trasmissioni radiofoniche e dalla appena nata televisione. La canzone, tuttavia, si diffuse attraverso i dischi, i numerosi locali pubblici dove si eseguiva musica dal vivo. Nel 1959 enne sollevato il caso di Jula de Palma che al Festival di Sanremo propose Tua di Pallesi - Malgoni, classificata al quarto posto. Più che il testo fu ritenuta scabrosa l’interpretazione della de Palma la cui esibizione al festival non venne trasmessa dalla RAI. Al termine della serata è seguito il consueto brindisi.

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